La leggenda del serpente e del tesoro della grotta Cola
E’ probabile che questi rituali siano stati praticati in epoche diverse, probabilmente dalla preistoria fino al medioevo, considerato che accanto ai frammenti ossei sono stati rinvenuti anche numerosi pezzi di ceramiche quasi certamente d’epoca medievale. L’eco di questi antichi rituali sopravvive sottoforma di leggenda raccontata ancora da alcuni anziani nei paesi della valle.
Una di queste narra di un tesoro dei briganti sotterrato nella grotta, la cui custodia è tutt’oggi affidata ad un famelico serpente costretto da tempo immemorabile a fare la guardia al prezioso bottino. Colui che, temerario, coraggioso e incurante della paura del serpente, ardisca di ritrovare e riportare alla luce il tesoro, non dovrà far altro che raggiungere l’ingresso della grotta a mezzanotte. Lì dovrà invocare il serpente, gridando: “Esci Portogallo che sono solo!” (7). Quindi inizierà la prova a cui il temerario dovrà sottoporsi: il serpente striscerà dall’interno della grotta, raggiungerà il coraggioso, lo avvinghierà e inizierà a risalirne il suo corpo per fermarsi soltanto all’altezza del volto. Qui, dopo averlo fissato un istante, si avvicinerà ancora alla testa per baciarlo in fronte. Se il coraggioso avrà superato questa prova, se sarà riuscito a mantenere la calma senza fuggire alla sola vista del serpente, allora sarà degno di dissotterrare il tesoro dei briganti. Infatti, dopo aver baciata la fronte dell’ardito ricercatore, il serpente ridiscenderà a terra e inizierà a strisciare dentro la grotta fino a fermarsi nel punto preciso dove è sotterrato il tesoro. Il coraggioso protagonista della prova inizierà quindi a scavare fino a ritrovare, finalmente, il tesoro dei briganti. Nel preciso istante che il tesoro sarà accarezzato dalla pur flebile luce della luna di mezzanotte, l’anima dannata prigioniera del serpente sarà liberata e il malefico prodigio sarà sciolto (8)
Questo  sembra uno dei tanti banali racconti che gli anziani delle nostre terre amano narrare a tavola, spesso dinanzi ad abbondanti bicchieri di vino, per spaventare gli ascoltatori, soprattutto se bambini. Ma, se analizziamo attentamente l’essenza del racconto e della leggenda, ritroveremo interessanti riferimenti alla storia e alle vicende arcaiche della terra abruzzese. Tanto per cominciare: la figura principale è quella del serpente, il cui richiamo evidente è al culto della divinità marsa incantatrice dei serpenti, la dea Angitia. La grotta, poi, è un ulteriore elemento non casuale, in quanto, come detto prima, probabilmente all’interno della stessa si praticavano sacrifici animali legati ad antichi culti della popolazione marsa. La vicenda dei briganti è un ulteriore, tardo elemento, che va ad innestarsi sulle vicende più antiche, in quanto sappiamo bene come il brigantaggio abbia caratterizzato un momento importante della storia recente delle nostre zone.
La leggenda del serpente di grotta Cola è uno dei tanti riferimenti magici di una terra come la nostra che, ad onta dei cambiamenti globali della nostra epoca tesi ad omologare e a far perdere le tracce della cultura popolare, resiste e continua a conservare quei tratti caratteristici delle genti che per millenni hanno abitato le selvagge e sincere montagne della magica e affascinante regione marsicana.

EQUIPAGGIAMENTO:

Abbigliamento idoneo alla stagione, scarpe da trekking, pranzo al sacco, cappello, casco (fornito dalla sezione).
ESSENZIALI GUANTI E TORCIA FRONTALE.

Prenotazione obbligatoria contattando direttamente gli accompagnatori entro le ore 18:00 del 28/04/2023:
ISS Luca Babbo 320 2833768
ISS Luca Valenzi 335 7080883 luca.valenzi@sns-cai.it